RADICI
radici
Al Ard Film Festival giunge alla sua XXI edizione, con 21 film in concorso da tutto il mondo: lungometraggi, corti e fiction su Palestina e mondo arabo, più quattro lavori fuori concorso che ne arricchiscono la proposta artistica. Finanziato dalla Regione Autonoma della Sardegna grazie alla L.R. 20.09.2006 N.15 e con l’appoggio delle tante realtà locali e non solo (si vedano i ringraziamenti alla fine di questo catalogo), Al Ard Film Festival continua a rappresentare uno spiraglio di resistenza ai meccanismi di profitto che caratterizzano anche l’industria culturale.
Realizzato interamente da volontari dell’Associazione Amicizia Sardegna Palestina, con orgoglio spalanca le sue porte a chiunque abbia voglia di avvicinarsi al mondo arabo, offrendo momenti di approfondimento senza chiedere mai un biglietto! Le giornate di proiezioni dal 25 febbraio al 1 marzo, senza escludere i successivi spin off in giro per la Sardegna, sono solo il culmine di una programmazione culturale che dura un intero anno, e che vede il nostro staff coinvolto in numerosi eventi di formazione e informazione, come l’incontro dedicato ai docenti delle scuole; Al Ard Scuola e Palestina in Cattedra, che vedono protagonisti gli studenti delle scuole medie-superiori; o il workshop sulla sottotitolazione dei film, rivolto a chi vuole contribuire alla buona riuscita del Festival, acquisendo allo stesso tempo competenze tecniche.
Queste ultime due edizioni del Festival sono state realizzate sullo sfondo di uno scenario internazionale sempre più cupo e instabile, dove l’efferatezza del genocidio in Palestina, la violazione di territori sovrani in Siria e Libano, o l’accanimento sulla popolazione inerme dello Yemen ci hanno fatto riflettere sul ruolo di eventi culturali come il nostro. Il Festival, infatti, ha come missione quella di accendere i riflettori sulle vicende socio-politiche in Palestina e nel mondo arabo, tramite l’utilizzo dell’arte cinematografica e documentaristica, anche per sottolineare un forte legame tra arte, cultura e impegno politico. Da questa e altre riflessioni è nata la grafica che quest’anno rappresenta il nostro Festival: un albero di ulivo, simbolo di vita e resistenza, che con le sue radici afferra e si ancora su una terra che sente sempre più sua, a cui sa di appartenere. Quella terra da cui, seppur colpito alla chioma, rinascerà ancora più forte.
Questo è il senso che vogliamo dare al Festival come evento di divulgazione culturale: essere humus fertile da cui attingere e condividere conoscenza e memoria. Se, infatti, la devastazione fisica e materiale in Palestina e altri Paesi arabi è evidente nelle immagini che ci giungono quotidianamente, e rende l’immediata sopravvivenza una priorità, lo stesso non può essere detto del tentativo subdolo di eliminazione di ogni traccia di un passato e di un presente che non tarderanno a chiedere il conto. Scuole, università, luoghi di culto, cimiteri…il patrimonio culturale viene raso al suolo, lasciando ai posteri macerie di ricordi frammentati. E se la tecnologia potrebbe essere di aiuto nella preservazione della memoria e nel raccontare il presente; giornalisti, registi, fotografi e chiunque lavori nella divulgazione dell’informazione si trova a fare i conti con infrastrutture distrutte, account bloccati, comunicazioni interrotte, strumenti di ripresa danneggiati.
Raccontare, creare e tramandare memoria diventa una sfida non di poco conto in tempo di genocidio. La grafica di quest’anno assume dunque per noi un significato molto forte, e ci riconnette anche alla nostra terra, da qualche anno sempre più presente nella proposta artistica del Festival, grazie alla rubrica Sa Terra, in cui produzioni sarde o sulla Sardegna permettono anche ai nostri ospiti internazionali di conoscere le problematiche di un’isola al centro del Mediterraneo, le cui lotte ben si intrecciano a quelle d’oltremare. Una Sardegna che, in fermento contro ogni forma di sfruttamento e di speculazione imposti dall’alto, ritrova e rivendica la sua identità e il suo patrimonio culturale.
Ecco, dunque, che le radici e le mani del nostro ulivo affondano e si stringono sotto terra, ben rappresentando le lotte dei popoli, che dal basso si intrecciano, si riconoscono e si sostengono. Questo è quindi il senso di un evento culturale come Al Ard Film Festival nel drammatico contesto internazionale che stiamo vivendo: creare un momento di conoscenza e condivisione, un luogo sicuro in cui, confrontandosi, ci si riconosce, certi di essere dalla parte giusta della storia.
Anna Maria Brancato
Direttrice Artistica